APPELLO AL VOTO PER PENATI, di Guido Martinotti, 15 giugno 2009

14 luglio 2009

APPELLO AL VOTO PER PENATI, di Guido Martinotti, 15 giugno 2009

Cari amici,
come forse alcuni di voi sanno, ho espresso qualche critica sul lavoro di Penati, soprattutto per la sua inspiegabile trascuratezza nei confronti di una base milanese orientata favorevolmente a lui e alla sua giunta, ma che non è stata in alcun modo coinvolta in senso ampio (non parlo di prebende, ma di partecipazione) nella politica della giunta. Trascuratezza che non è stata presa bene e che si è poi ulteriormente esacerbata per il riferimento spregiativo ai “salotti”, di tono leghista, della più recente propaganda.
Di salotti a Milano mi pare che non ne esistano più molti, non nel senso romano di luoghi in cui si incontrano politici e classi dirigenti e si elaborano idee che serviranno poi per la conduzione delle cose. Forse l’unico salotto in senso tradizionale è quello di Augusto Bianchi del giovedì sera, che non frequento, ma che conosco (e mi auguro che, se non Penati, qualche suo emissario lo abbia visitato). Il problema però non è il salotto in senso stretto, ma il ceto cui Penati evidentemente si riferisce: si tratta di professionisti, dirigenti, giornalisti, professori, imprenditori, funzionari che costituiscono la classe media milanese. Forse per uno strabismo metropolitano o forse per giocare su un topos leghista, Penati ha trascurato questa importante parte della sua base e questo è sembrato incomprensibile. Penso anche che i guru elettorali che consigliano Penati e altri leaders del PD, non abbiano letto i classici della sociologia elettorale che insegnano che in ogni campagna l’effetto più importante, non meno del 60% dell’effetto totale, è il cosiddetto “reinforcement effect” cioè il rafforzamento della propria base. Concetto che Berlusconi ha assorbito molto bene. Al contrario quasi tutto il PD sembra dare per scontato che una certa base sociale voti comunque e sempre a suo favore e investe invece nell’inseguimento di voti dell’altro schieramento. Errore madornale, che tra l’altro causa il fenomeno dell’astensione punitiva, cioè il non voto per “insegnare” ai leaders del centro sinistra a fare meglio la prossima volta. Beh, questa volta non ci sarà una seconda chance, almeno per molto tempo.
Perciò, fatto questo necessario chiarimento della mia posizione, invito ad andare a votare e a votare Penati. Mi pare sia apparso ben chiaro che io non sono un sodale di Penati, ma un semplice cittadino che il 21 e 22 andrà a votare e si troverà di fronte a una sola alternativa: Penati (che rappresenta l’area dal centro alla sinistra) o Podestà (che rappresenta il centro-destra). Non c’è una terza posizione: l’astensione, il non voto o la scheda nulla sono un voto per Berlusconi, chi sceglie questa strada non può nascondersi dietro un dito e neppure dietro il tronco di un albero. Se non vota, vota per Berlusconi, con un voto che oggi non ha alcuna giustificazione, né politica, né morale, per chi non condivide le posizioni del centrodestra. Tanto più a Milano, dove il passaggio della Provincia alla destra, oltre al valore simbolico che avrebbe una sconfitta di questo genere, si creerebbe una situazione di omogeneità politica nelle istituzioni dell’area che, penso, nessuno a sinistra, quali che siano le sue ragioni, si può veramente augurare. E forse neppure qualcuno dall’altra parte, Lega in primo luogo.
Sia ben chiaro, non sto dicendo di votare “turandosi il naso”, quella era una frase che si riferiva alla necessità di votare un partito corrotto e maleodorante. Niente di tutto ciò in questo caso, le critiche a Penati potranno anche essere politicamente sostanziali, ma tali rimangono. Anche l’accusa più grave che gli viene rivolta dalla sinistra e cioè il coinvolgimento della Amministrazione Provinciale nelle Autostrade, se può urtare quanti ci vedono un cedimento al capitalismo, non trova supporto da parte di altri che non vedono perché l’Amministrazione pubblica, cioè noi, non debba appropriarsi dei proventi, copiosi, delle autostrade, prodotti, tra l’altro, da un bene pubblico. E’ ovvio che in queste imprese occorre mettersi agguerriti e mi sembra che Penati abbia fatto complessivamente bene.
Sto dicendo semplicemente di usare la testa, come dicono gli inglesi, “out of the box”, fuori dagli schemi. In genere mi sembra che tutte le imputazioni che vengono da sinistra, potrebbero forse avere un senso in una sede di trattazione e analisi politica, ma non hanno alcun senso in una situazione in cui l’aritmetica politica, come avrebbe detto Sir William Petty, è elementarmente chiara e non perdona. L’impuntarsi su ragionamenti politici, non sempre chiari a tutti, ha condotto al disastro dei 4 milioni di voti alle europee buttati allo sbaraglio con lo stesso spirito (anche se fortunatamente con conseguenze meno cruente, ma non per nulla poco gravi) con cui gli strateghi delle guerre mondiali mandavano all’assalto le loro truppe. Sentendo alla radio i ragionamenti lucidamente suicidi dei leaders della sinistra milanese mi veniva in mente il Gen. Leone de Un anno su l’altipiano; sensazione che era tanto più raggelante perché nelle medesime trasmissioni di Radio Popolare la base rifondarola o di altre formazioni di sinistra era inferocita contro chi suggeriva di astenersi. Risentire le registrazioni, prego.
Mi rivolgo poi agli “amici dei salotti”, cioè a tutti coloro che si sono sentiti, più o meno legittimamente alienati, dalla politica del PD e da quella della giunta di Penati. Amici miei non stiamo giocando a scopone o a bridge in quattro dove si possono fare tanti giochi, qui siamo in un mondo binario, forse non condividete il sistema,forse ce l’avete con chi ha favorito il bipolarismo, ma purtroppo nella vita si gioca con le carte che ti danno e, in una competizione testa a testa, l’elettore vota tanto a favore quanto contro. Ma, dice, basta con l’antiberlusconismo! Bene, accomodatevi, c’è posto per i prossimi vent’anni (soprattutto ora che è partita la teoria della cospirazione e che le critiche a fondo saranno ostacolate dalla difesa della privacy).

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