ANDARE AL CUORE DEI PROBLEMI di Roberto Biscardini dall'Avanti della Domenica del 16 gennaio 2011
09 febbraio 2011
Abbiamo concluso il 2010 indicando una rotta politica. La campagna di comunicazione di fine anno ha utilizzato la domanda retorica “Possiamo essere un paese normale?” per spiegare la nostra posizione: “Volendo psì”.
Nella ultima segreteria questo approccio, naturalmente più articolato, ha indicato un viatico per i socialisti e per la sinistra riformista che ruota intono alla necessità di definire e proporre un progetto di “ricostruzione nazionale” in grado di dare risposte concrete alla crisi del sistema politico e istituzionale e alla crisi economica e sociale in cui ci troviamo.
Un progetto per uscire dalla crisi di sistema (come abbiamo sempre detto), per allargare il campo delle forze disposte a costruire un’alternativa credibile alla destra, un’alternativa a Berlusconi non solo sulle alleanze, ma su un progetto e sulle cose da fare.
Un progetto, non un programma, per la “ricostruzione di uno Stato normale”, subito declinabile in proposte politiche concrete, tenute insieme da un’unica importante campagna politica, che spetta ai socialisti fare anche autonomamente, perché il cambiamento necessario ci sia, e si apra una prospettiva nuova. Non sia solo e sempre Berlusconi a decidere modi, tempi e argomenti dello scontro politico, ma possa anche la sinistra di governo dire la sua.
Dico sinistra di governo, perché è la sinistra di governo e riformista, nella politica come nella società, che dovrebbe essere più interessata a costruire un’alternativa credibile che parli al Paese in senso lato e non alle sue nicchie. Dico sinistra di governo, perché anche oggi e forse più di ieri, è cosa ben diversa e distinta sia dalla sinistra sognatrice nella sua parte più estrema, sia da coloro che nel PD mettono insieme vocazione maggioritaria, primarie, rottamazione e alleanze privilegiate con Di Pietro, più interessati tutti insieme a far fuori Bersani piuttosto che Berlusconi.
Sono passati pochi giorni dal documento della nostra segreteria ed alcune conferme sulla necessità di un percorso nuovo sono venute dai fatti.
Tremonti ha spiegato da Parigi la pericolosità di una crisi “proteiforme” dalla quale non ci siamo assolutamente liberati e l’Istat, in contemporanea, ha materializzato i segni concreti della crisi economica e sociale con i dati sulla disoccupazione crescente e sul record europeo di disoccupazione giovanile.
Napolitano ha aperto le celebrazioni del 150° anniversario dell’Unita d’Italia ponendo un tema a noi caro, quello della necessità di rifondare lo Stato, collocando lì, nell’unità dalla nazione, il progetto di un nuovo assetto federale.
La vicenda Fiat e lo scontro tra Susanna Camusso e la componente maggioritaria della Fiom ha aperto dentro la Cgil il tema della sua collocazione dentro l’area della sinistra riformista oppure no. Ma contemporaneamente obbliga la sinistra a fare delle scelte e dare risposte che si era abituata a non dare più: sul terreno della politica industriale, della grande impresa, del rapporto con i lavoratori e con il sindacato.
Riaffermare il primato della politica non significa infatti sostituirsi al sindacato, ma prendere almeno atto che lo scontro aperto da Marchionne riguarda tutti. Prospettare come se ne esce, ci dirà se la sinistra c’è o e assente.
Vendola, Bertinotti e Cofferati, insieme a Di Pietro si sono subito schierati con la Fiom scegliendo e confermando di non essere parte della componente riformista né del sindacato né della sinistra. Marchionne sceglie il terreno paleocapitalista dell’inconciliabilità tra lavoro e democrazia e loro anche.
Tre straordinarie occasioni per far conoscere come la pensiamo. In questo senso è importante cogliere il significato di un lavoro che la segreteria ha avviato. Quando il partito indica come prioritaria una campagna politica sulla “Ricostruzione dello Stato” da articolare, spiegare e far crescere in tutto il Paese, riproponendo su basi nuove il tema della ricostruzione di una sinistra di governo e di una sinistra laica e democratica, sceglie di andare ontemporaneamente al cuore dei problemi della crisi del Paese e della crisi della sinistra. Questo è ancora il nostro ruolo. Una posizione da tenere ferma, indipendentemente dal gran ballo sulle elezioni anticipate e sulle alleanze. Con un progetto si capisce chi ci sta e chi no.