ANCORA SULLA DEMOCRAZIA di Roberto Biscardini – 13 maggio 2004
31 agosto 2004
Si riapre il dibattito sulla democrazia sotto stress. Un dibattito a noi molto caro. Oggi a Milano per iniziativa del Teatro Pier Lombardo Cultura ne hanno parlato Giorgio Galli, Piero Ostellino, Angelo Panebianco, Gianfranco Pasquino e Renato Mannheimer. I cittadini italiani sono in Europa i più insoddisfatti e scontenti della propria democrazia, al pari dei cittadini portoghesi. Solo il 34% la considera una buona democrazia. Contrariamente al giudizio positivo espresso in tutti gli altri stati, con punte vicine al 90% per i cittadini del nord Europa. Altra considerazione. Gli sembrano essere molto legati allo stato di appartenenza rispetto al proprio schieramento. A dire, negli ultimi anni si esprimono in modo molto negativi gli elettori che oggi sono all’opposizione: Durante il governi di centrosinistra si esprimevano in modo insoddisfatto della nostra democrazia gli elettori del centro destra. Tutti insieme senza saperne molto si dicono più fiduciosi però della democrazia garantita dall’Unione europea. Ma la democrazia e sotto stress dice Galli a causa dei successi conseguiti nello scorso secolo contro il totalitarismo, contro il nazifascismo e contro il comunismo. Oggi al mondo non c’è altro sistema credibile e questa sua sostanziale infallibilità la mette in difficoltà. Talmente in difficoltà da renderla debole sul terreno della sua rappresentatività. Siccome il sistema mi garantisce, sembrano dire in molti nel mondo occidentale, e quindi non occorre andare a votare. Il sistema regge, poco importa se governano gli uni o gli altri. Ma così facendo la democrazia si affida non alla partecipazione dei cittadini ma a ristrette oligarchie che governano i paesi. E poi c’è il pericolo che le nostre democrazie occidentale siano messe in pericolo dal fondamentalismo e dal terrorismo. Ma quel fondamentalismo e figlio della cultura occidentale illiberale. Già dice Pasquino se la democrazia non è liberale è una cattiva democrazia. Ci sono democrazie elettorali che non garantiscono libertà, difesa e tutela dei diritti civili. E quindi bisogna distinguere che sono più sotto stress di altre. Ma non c’è forse anche un problema in più nel nostro paese? L’Italia per anni ha conosciuto per più di cinquantenni una democrazia liberale senza alternative, senza sostanziale possibilità di ricambio. Oggi i sistemi elettorali e le nuove forma di governo che poggiano su uno strano modello di bipolarismo imperfetto e su un sistema multipartitico fa si che tutti siano mediamente scontenti e si sentano fuori gioco coloro che sono all’opposizione. Perché il modello è drogato, si vive in una condizione di sostanziale “dittatura della maggioranza” e quindi chi è fuori si sente estraneo alla sua democrazia, diventata appunto sostanzialmente solo elettorale. La democrazia ha da superare più di un sfida per la sua credibilità, ma il sistema politico, una classe dirigente che conta e determina sempre meno, occupa il potere ma non lo esercita, devono fare i conti con nuovi pericoli che alla fine a questo sistema democratico non ci creda quasi più nessuno. Come dicono i dati di Mannheimer siamo già vicini. Ma i socialisti non dovrebbero aprire in Italia come nel resto del mondo un confronto serio su ciò che si dovrebbe intendere per democrazia. Mettendo in conto che le democrazie sono anche sempre meno nazionali.
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