AMMETTIAMOLO: DRAGHI NON È L’UOMO DELLA PROVVIDENZA (PER FORTUNA) di Nicola Cariglia da Pensalibero.it del 22 marzo 2021.
22 marzo 2021
In Italia c’è bisogno di una politica normale, nella quale
le idee si confrontino ed anche si scontrino, senza toni ed eccessi da guerra
civile. E soprattutto di una politica che non si limiti alla declamazione ma
sia in grado di tradurre in fatti le promesse.
“Mi
auguro che le delusioni di domani non siano pari agli entusiasmi di oggi” e “se
l’Europa non fa abbastanza faremo da soli”. Della ormai famosa prima conferenza
stampa di Draghi dopo una riunione del consiglio dei ministri, queste due
espressioni mi sembrano le più degne di nota. Segnano, infatti, come meglio non
si potrebbe, lo spartiacque di stile con i suoi predecessori, a cominciare da
Giuseppe Conte. E rappresentano la migliore risposta sia agli eccessi di molti
suoi osannatori, sia ai pregiudizi di altrettanti esagerati denigratori. Sono
espressioni che dimostrano che Draghi è proprio così come viene descritto per
elogiarlo o screditarlo: sobrio, pragmatico, concreto e, udite udite, persino
sincero. Cioè, un uomo capace, ma pur sempre un semplice uomo.
Sarebbe bello che questa “normalità” contagiasse la politica italiana
mettendovi le radici. Di proclami e promesse roboanti, francamente, non ne
possiamo più. E nemmeno potremmo sopportare l’ennesimo “uomo della
provvidenza”. In Italia c’è bisogno di una politica normale, nella quale le
idee si confrontino ed anche si scontrino, senza toni ed eccessi da guerra
civile. E soprattutto di una politica che non si limiti alla declamazione ma
sia in grado di tradurre in fatti le promesse. I partiti che appoggiano Draghi,
ma anche chi si oppone, hanno una occasione che sarebbe delittuoso lasciarsi
scappare. Perché se al capo del governo si chiede di guidare l’uscita dall’emergenza,
sanitaria ed economica, ai partiti e al parlamento tocca di farci uscire
dall’emergenza politica che ormai dura, come minimo, da dieci anni. Nel corso
dei quali non abbiamo più avuto un governo che fosse espressione diretta del
voto popolare: Monti, Letta, Renzi, Gentiloni, Conte 1 e Conte 2 sono diventati
presidenti del consiglio attraverso compromessi che contraddicevano le
posizioni che i vari partiti avevano manifestato ai rispettivi elettori.
Dunque non c’è idiozia più grande di quella che vorrebbe Draghi e il suo
governo espressione di una congiura dei “poteri forti” internazionali. E’ vero
il contrario: Draghi è il risultato dei poteri deboli nazionali che, per una
volta saggiamente, si sono affidati alla sua capacità ed al suo prestigio
internazionale per uscire dal vicolo cieco nel quale eravamo finiti. Assai meno
saggi sono, invece, i tentativi dei partiti di creare tensioni all’interno del
governo che pure sostengono al fine di piantare le proprie “bandierine”. Se
vogliono marcare la propria presenza, lo facciano piuttosto in parlamento. E
diano il loro contributo, confrontandosi e scontrandosi su temi non meno
importanti di quelli riservati al governo: la pubblica amministrazione
sgarrupata, la giustizia, la riforma dei partiti, la legge elettorale, una
legislazione sul lavoro all’altezza delle trasformazioni che si sono registrate
nel sistema produttivo. Perché è vero: Draghi non è l’uomo della provvidenza, è
soltanto un uomo molto capace. Ed è il suo bello. Perché, in realtà, gli uomini
della provvidenza non sono mai esistiti. Papa Ratti, cioè Pio XI, non ha
mai detto che Mussolini era l’Uomo della Provvidenza. Dopo la firma del
concordato disse più semplicemente che Mussolini era “l’uomo che la Provvidenza
ci ha fatto incontrare”. E Pio XI, come tutti i papi, di Provvidenza se ne
intendeva.
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