ALLE AMMINISTRATIVE LISTE UNITARIE D’ISPIRAZIONE SOCIALISTA, ALLE EUROPEE SI VEDRÀ di Roberto Biscardini
18 dicembre 2018
Il documento “Socialismo o
Barbarie” diffuso nei giorni scorsi per iniziativa di alcuni compagni è stato
accolto con molto interesse.
Tanti sono stati gli
attestati di adesione, molti i suggerimenti per una sua possibile integrazione.
Ma non è questo il punto.
Il punto non è il suo
perfezionamento, ma il suo utilizzo. Per andare oltre la semplice discussione o
confronto politico tra chi socialista lo è già.
Per allargare il campo. Per essere utilizzato come punto di riferimento,
anche ideologico, per nuove iniziative politiche concrete. O meglio per avviare
politiche concrete su più versanti. Per reagire alle tante “barbarie” che ogni
giorno ammorbano la nostra aria a livello nazionale e internazionale.
Contro il tentativo ormai
dichiarato da più parti di fare del socialismo il vero nemico, per annientare
la sua cultura e le sue possibili politiche in Italia come in Europa.
Contro ogni tentativo di dar
vita al alleanze antisocialiste, anche con il sostegno cosciente o incosciente
di aree vicine e che ancora si gabellano di centrosinistra.
Socialismo o barbarie, per
salvare il salvabile, contro ogni tentativo di infettare con culture di destra
il corpo vivo di ciò che un tempo era il popolo socialista e di sinistra.
Ma
questo processo, che sembrerebbe inarrestabile, può essere arrestato, avendo
chiaro l’orizzonte: il socialismo rimane un’assoluta necessità.
Quello
che, per essere tale, deve esprimersi con azioni e con politiche che si
ispirano ai suoi valori fondanti, di giustizia, libertà e fraternità, “per
ridare dignità al lavoro e alle persone, per combattere lo sfruttamento”, come
argine per “contenere le politiche liberiste di questo capitalismo”.
Come
espressione di politiche di profondo cambiamento, operativamente, facendo cose,
muovendo e aggregando nuove energie. Si tratta di lavorare in modo largo, di
parlare con tutti per una prospettiva capace di coinvolgere associazioni,
movimenti e persino partiti che fuori dal socialismo non hanno più ragione di
esistere in Italia e in Europa.
Dice
il documento. “Unendo attraverso un patto federativo (come alle origini del
socialismo italiano) associazioni e formazioni politiche, in rapporti stretto con
i corpi sociali, con i sindacati, con il mondo del lavoro, della cultura e
della conoscenza per ricostruire una comunità che si impegna a promuovere una
politica socialista coerente a questi principi”.
Già
i sindacati! Può nascere una nuova e grande forza socialista senza un sindacato
di riferimento unitario? Non credo.
Abbiamo ricevuto nei giorni scorsi un
documento di area ambientalista che dice: “Oggi l’istanza socialista, ovvero
l’istanza di uguaglianza sociale, ma anche di organizzare in maniera diversa
sistemi produttivi e istituzioni, si propone con la forza dell’evidenza come la
necessità fondante tra quelle istanze, diciamo così, “interne” alla società
umana, ovvero inerenti ai rapporti tra gli appartenenti alla nostra specie….. Ma
mai come oggi è evidente che essa va coniugata con la ricerca di un equilibrio
tra la presenza del complesso della specie umana su questo pianeta e la
preservazione degli equilibri ecologici, per garantire anche alle generazioni
future questa stessa presenza. Eco-socialismo o barbarie…”
Ci sta anche questo, sicuramente,
insieme alla necessità di intervenire per frenare la barbarie
dell’imbarbarimento democratico, istituzionale, sociale e dell’attuale
approssimazione e confusione dell’azione politica, non dimenticandoci, così come
ci ha ricordato recentemente un grande compagno, che il socialismo italiano “è
nato riformista come lotta alla miseria e per la libertà”.
Contemporaneamente non potremo mai,
sottolineiamo mai, imprimere alcun cambiamento di tipo socialista al paese, se
si continua a lasciare ai margini dell’azione politica la questione
meridionale, senza un efficace intervento pubblico finalizzato agli
investimenti e al lavoro, senza il sostegno all’iniziativa privata, per uscire
da quello stato di abbandono e rassegnazione che accompagna il deficit
infrastrutturale, territoriale e ambientale del sud.
Di fronte ad una situazione in cui la
politica della destra si muove alla velocità di una barbarie al giorno si può e
si deve reagire. Anche perché tutto sembra muoversi a favore della destra, fino
alle estreme conseguenze, e presto potremmo trovarci di fronte non ad elezioni
anticipate, ma a un nuovo e ancor più solido governo delle destre. In sintonia
con il resto dell’Europa.
Certo c’è da preoccuparsi, ma una cosa
pratica intanto si può fare.
Per tutti coloro che vogliono imboccare
la strada del “nuovo corso socialista” contro la barbarie, un primo banco di
prova concreto saranno le imminenti elezioni amministrative, in alcune regioni
e in moltissimi comuni nella prossima primavera. Per quella occasione dobbiamo
farci promotori di liste larghe di “ispirazione socialista” in ogni comune dove
sarà possibile. Liste capaci di invertire una tendenza, riscoprendo il valore
fondamentale delle politiche socialiste a livello locale, e insieme riscoprendo
il valore costituzionale delle istituzioni comunali stesse. Comuni in questi
anni trascurati, bistrattati e indeboliti dagli stessi governi di
centrosinistra (legge Delrio docet). Partiamo da lì, banco di prova di unità e
di concretezza. Per le europee si vedrà.