ALDO ANIASI AVREBBE POTUTO LASCIARE I DS - di Roberto Biscardini, 20 dicembre 2005
24 dicembre 2005
Roberto Biscardini che nei giorni scorsi era stato oggetto dalle pagine di Repubblica di un attacco da parte ei Ds per aver sostenuto che Aldo Aniasi avrebbe potuto secondo le sue informazioni lasciare il partito dei Democratici di Sinistra, ci ha fatto pervenire questo articolo, già inviato a La Repubblica il 5 dicembre scorso:
Dopo lo scivolone subito dal gruppo dirigente milanese dei Ds che si è visto bocciare dalla maggioranza degli iscritti della sezione centro, ex Togliatti, la proposta di dedicare la sezione alla figura di Aldo Aniasi, in quanto socialista, ho avuto modo di commentare "La maggioranza dei Ds non solo è ancora ostile verso i socialisti, ma è persino ostile verso i socialisti che si erano iscritti come Aniasi al loro partito. Nei prossimi giorni il gruppo dirigente milanese ritornerà alla carica e cercherà di far cambiare il voto degli iscritti, ma la sostanza non cambia. Il processo di revisione politica in casa Ds, nonostante alcuni tentativi, è ancora lento. Ci si dichiara socialisti quando non c’è da pagare alcun prezzo come in Europa, ma non si vuole essere socialisti in Italia. Sono convinto che se Aniasi fosse ancora in vita proprio in questi mesi avrebbe messo in discussione la sua permanenza nei Ds. Come stava meditando di fare.
Questa frase ha suscitato, attraverso le pagine del vostro giornale, la reazione scomposta e ingiustificata di qualche dirigente locale dei Ds, sopravvalutando la mia opinione e sottovalutando i fatti: l’aver cercato di imporre ad una propria sezione il cambio di nome senza verificare la reale disponibilità degli iscritti; il ritardo che c’è ancora nel necessario processo di revisione politica del partito dei Ds e quanto l’intestazione di una sezione diessina ad Aniasi affronterebbe post mortem un problema che non si è affrontato in vita.
Il punto è che per la base diessina il socialismo è una cosa e il post comunismo è un’altra e la figura di Aldo Aniasi, che pur negli ultimi anni della sua vita aveva preso una tessera Ds, è così intensamente legata alla storia del socialismo italiano e milanese, da non poter essere accolta nel loro album di famiglia.
Ce ne dispiace, ma tra i dirigenti che volevano il cambio del nome e gli iscritti che l'hanno rifiutato, alla fine i più coerenti appaiono i secondi.
Non ho nessuna intenzione di rianimare la polemica, ho molti amici tra i compagni diessini con i quali ho rapporti di reciproco rispetto e mi auguro che il confronto politico possa proseguire e non solo per un problema di politically correct.
Ma i tempi non sono maturi, perché se lo fossero noi e loro saremmo già tutti insieme in un unico partito socialista e socialdemocratico, quello che aveva motivato Aldo Aniasi dopo la fine del Psi e a metà degli anni novanta ad iscriversi ai Ds.
Aniasi avrebbe potuto rimettere in discussione la sua adesione ai Ds? Si, l’ho detto e lo confermo sulla base di lunghe conversazioni avute con lui tra giugno e luglio di quest'anno, nell’ambito di una collaborazione che si stava intensificando tra il circolo De Amicis e l'associazione il Socialista che presiedo. Aniasi si era iscritto ai Ds pensando che quel partito avrebbe imboccato con chiarezza la via socialdemocratica, ma era amareggiato perché vedeva questa prospettiva perdersi dentro il limbo del progetto, per lui assolutamente inaccettabile, del partito riformista o di un partito democratico con la ex Dc, come diceva lui. Era interessato, come ho avuto già modo di dire in occasione della sua scomparsa, al progetto di Unità socialista e alla costruzione di una nuova formazione socialista. Anche per questo voleva organizzare a Milano un convegno su Giuseppe Saragat, per ripartire dalla politica dello Psdi nell’immediato dopoguerra, partito al quale Aniasi era stato iscritto.