ADERISCO AL PARTITO SOCIALISTA di Raimondo Elli
15 ottobre 2007
Cari compagni, e amici, sento il bisogno di uscire dal silenzio che mi sono imposto negli ultimi due mesi per comunicare con voi tutti, sperando che non vi disturbi la mia e mail, per fare una riflessione. Mancano pochi giorni al 14 ottobre, giorno in cui le 'primarie' sanciranno la nascita del PD, e il contestuale scioglimento dei Ds (e della margherita). sarà una giornata importante per la democrazia, per il centro sinistra, per tutti coloro che non vogliono lasciare la guida del paese alla coalizione di centro destra. A questo evento tuttavia non parteciperò, nè come candidato, nè come elettore. Pur avendo condiviso, negli ultimi due anni, il percorso che ha portato la maggioranza dei DS a compiere questo passo, io non lo compierò. Le primarie del PD saranno, come ha scritto Salvatore Veca, una cosa non perfetta, ne particolarmente attrattiva per una larga parte dei cittadini, ma saranno comunque un passo importante nella semplificazione dell'offerta politica e nella affermazione di un campo riformista che vuole contendere alla destra il consenso dei giovani, delle donne, dei lavoratori, dei progressisti. Fin qui, tutto bene. E allora perchè non esserci? Perchè i meccanismi che hanno determinato il percorso fondativo sono stati vecchi, blindati, guidati, ispirati a una visione che ricorda, troppo, da vicino la vicenda degli 'indipendenti di sinistra' di antica memoria. Nella formazione delle liste si è perseguita una selezione falsamente 'giovanilista', un riconoscimento di 'genere' quantitativo che comunque ha privilegiato le solite note e i soliti noti, e un pugno di 'utili idioti' (la definizione non sembri irrispettosa, e non è mia del resto) arruolati da sempre nel PCS (partito della società civile). Professionisti del fiancheggiamento, artisti, attori, cantanti, ginnasti, banchieri, mogli di banchieri, architetti, registi, editori e scrittori; insomma un caravanserraglio della società dell'immagine da sempre cortigiani di una certa sinistra, più attenta al look che al consenso. Insomma, un partito non di popolo ma di famiglia, sempre la stessa. E non vi è stato un vero confronto (e scontro) tra programmi, tra idee, tra visioni del mondo, ma solo tra personaggi e tra i loro caudatari 'in vista'; una girandola di dichiarazioni di voto e affetto, e fedeltà, degne del peggior 'teatrino della politica' di berlusconiana memoria. Una sorta di kermesse all'americana (de noantri) dove la corsa alla negazione del proprio passato ha fatto aggio sulla percezione del nostro presente. E poi, mi dispiace, è mancata una condizione fondamentale anche per chi, come me, si disse contrario ad una diaspora 'a sinistra' dei DS a condizione che....venisse ribadita da subito, senza se e senza ma, l'adesione del nuovo partito al PSE e all'Internazionale socialista. Per questi due anni ho creduto che il processo in corso fosse da interpretare come la costituzione di un moderno partito socialdemocratico, nelle condizioni date, anche rinunciando ad un nome affatto datato e impresentabile (almeno per chi è socialista). Oggi prendo atto che si farà sì un grande (quantitativamente) partito del centrosinistra, ma che esso non sarà, ne formalmente nè nella sostanza, un partito del socialismo democratico europeo, ma una 'nuova cosa', tutta italiana, un mix match tra post comunismo sempre alla ricerca di una legittimazione formale e un post democristianesimo dossettiano pauperista e antimodernista. Non è solo una questione di nome, ovviamente, ma di sostanza. E quindi, lo dico con rispetto ma con decisione, non ci sto (più). Nel 2003 lasciai lo SDI, ma non le mie idee socialiste alle quali sono legato da oltre trent'anni, perchè quel partito in quel momento propugnava la 'casa dei riformisti' come suo obbiettivo strategico. Io volevo la casa dei socialisti, ed aderii ai DS, che erano nel PSE, e che come ricorda Valdo Spini nel 2005 decisero all'unanimità di fregiarsi nel loro simbolo della dizione 'Partito del socialismo europeo'. Poi, nei DS, ho combattuto coloro che volevano il PD sinchè mi sono pesuaso che fosse sincero l'intento di Fassino e tanti altri di fare appunto un nuovo grande partito, al di là del nome, saldamente ancorato in quel solco. Non seguii dunque i compagni che lasciarono i DS per fondare SD, tra i quali molti cari amici socialisti, perchè non volevo scivolare con essi verso la 'cosa rossa', come del resto oggi molti di essi devono riconoscere. Oggi che una parte di essi, consapevolmente certi di fare una scelta (numericamente) minoritaria, decidono di partecipare alla costituente socialista e alla fondazione del PS, mi sento di essere di nuovo con loro, con serenità e incoerenza. Si, incoerenza. Il mio tragitto di questi quattro anni mi ha portato lontano dallo SDI, mi ha fatto credere (con lucidità, non con fideismo) al progetto del PD, e oggi mi porta nuovamente a sperare in un nuovo partito dei socialisti democratici, dei laici (credenti e non credenti, come dice Valdo Spini), dei lavoratori, dei cittadini. Un partito alleato del PD e delle altre formazioni progressiste, ma fiero della propria identità, delle proprie origini ideali, e ideologiche, della storia al cui nome si richiama. E un partito riformista, moderno, aperto al nuovo ma non nuovista; senza 'nani e ballerine', nè nuovi ne vecchi. Se questo nuovo partitio nascerà e sarà quel che credo e spero, lo sosterrò e ne farò parte. Spero che il PS mi vorrà con se. Con amicizia Raimondo Elli Socialista, sempre.
Vai all'Archivio