A PROPOSITO DI GRETA THUNBERG di Alberto Benzoni
01 ottobre 2019
Ci sono due modi di predicare. Il primo, e più diffuso, è
soft. C'è il parroco che, dal suo pulpito, ci spiega il significato dei Vangeli
e ci esorta ad ispirare la nostra vita quotidiana, al loro messaggio. Liberi
noi, una volta usciti dalla chiesa per recarci nella più vicina pasticceria di
occuparci di tutt'altro nel corso della settimana. O ci sono i messaggi
pubblicitari della televisione che ci invitano sullo sfondo di verdi dimore, a mangiare
carne italiana o a consumare prodotti bio; fino a spingerci, a livello di
"ambientally correct"a fare il nostro dovere nella raccolta
differenziata dei rifiuti.
Ma ci sono anche i predicatori volutamente urticanti. Quelli che ti dicono che
il mondo intorno a te sta andando in rovina e che questa è la conseguenza dei
tuoi comportamenti. E che ti invitano in modo pressante a riparare al mal fatto
qui ed ora; perché tra poco non ne avrai più il tempo.
Greta appartiene a quest'ultima categoria. Nessun invito generico e buonista ai
governi di operare per l'ambiente o ai giovani di manifestare a suo favore.
Piuttosto l'aperta e violenta denuncia della totale inadeguatezza dei propositi
e delle politiche dei governi, tanto più forte in quanto pronunciata in sede
Onu e l'invito alle giovani generazioni ad opporsi a questo stato di cose.
Non a caso, allora, la giovane svedese è, già oggi, oggetto di reazioni
critiche sempre più esplicite e violente.
Si passa dall'attacco volgare dei negazionisti , degli inquinatori e delle
destre contro la marionetta insufflata dall'onnipresente Soros, al visibile
fastidio dei governi e di tanti opinionisti alla moda contro una giovane
inesperta e per giunta autistica che mette bocca su temi di cui ignora la
complessità. Il tutto in una campagna che sul web assume i caratteri di un vero
e proprio odio.
Tutto ciò non sorprende. Normale difendere i propri interessi vitali. Normale
essere infastiditi da chi denuncia la distanza abissale tra parole, impegni e
atti concreti. Anormale, invece, fino a essere motivo di crescente
indignazione, il fatto che a questa campagna si uniscono voci di sinistra
provenienti anche dal nostro microcosmo socialista. E' ancora una volta, una
reazione frutto della rancorosa impotenza che segna tanti nostri piccoli
ambienti. Greta ci ha rubato un tema che avrebbe dovuto essere nostro; se non
altro perché la distruzione dell'ambiente è il prezzo pagato alle lobbies del
petrolio e del cemento.
Era un tema nostro. E il vuoto che abbiamo lasciato è stato riempito da altri.
Punto. Perciò mettersi ora a rivedere le bucce alla nostra Greta non ha senso;
per non dire che è vergognoso.