2022 - INSIEME POSSIAMO FARE MOLTE COSE, DA SOLI NEMMENO UNA di Roberto Biscardini
07 gennaio 2022
Dopo anni di difficoltà, sembra affermarsi nel mondo socialista una nuova consapevolezza: il 2022 potrebbe essere l’anno della ricostruzione di una nuova prospettiva politica, in grado di superare le tante incertezze e gli errori che hanno caratterizzato la vita dei socialisti italiani negli ultimi decenni.
Una
prospettiva socialista e socialdemocratica (lasciamo perdere una volta per
tutte la parola “riformista” e lasciamo perdere anche l’uso esagerato e
divisivo degli aggettivi), che può nascere con il contributo di tutti coloro
che ci credono, ognuno con le proprie differenze, con un unico obiettivo: quello
di ricostruire anche da noi, come sembra riprendere fiato nel resto d’Europa e
nel mondo, una forza in grado di praticare proposte e programmi autenticamente
socialisti. Politiche rispondenti ad una domanda socialista che da anni soffre per
deficit di offerta. Partendo da una considerazione semplice: il socialismo è
una necessità (non uno sfizio personale di qualcuno di noi) alla quale avremmo
tutti il dovere di dare risposte precise e concrete. In una fase in cui, mai
come ora, lo spazio per una forza socialista è stato così ampio.
Senza
paura di coprire quello spazio autenticamente socialista in un panorama
politico in cui a fronte di un peso enorme della destra, la sinistra non c’è
più, non ha alcuna identità, e il centrosinistra non vive in buona salute. In
cui il Pd, che ha avuto a disposizione trent’anni per costruire una forza
politica credibile, ha fallito il suo compito. E’ a tutt’oggi un partito delle
élites, con riferimenti sociali ed elettorali che non hanno nulla di
assimilabile a ciò che dovrebbe essere un partito della sinistra, con
pochissima rappresentanza nel mondo del lavoro dipendente e autonomo, in cui si
riconoscono solo ceti dirigenti, imprenditori, liberi professionisti e intellettuali,
senza né operai né disoccupati, debolissimo al sud, senza riferimenti nelle
aree più povere del paese, dello sfruttamento, dell’emarginazione e della
sofferenza. Un partito per ultra 65enni, che ha perso totalmente il rapporto
con le giovani generazioni.
Uno
spazio nel quale, nella parziale resurrezione delle forze socialdemocratiche oggi
al governo nel mondo e in Europa, hanno pesato in modo decisivo le componenti interne
ed elettorali più di “sinistra” e i giovani. E ciò dovrà accadere anche da noi.
Per
tutte queste ragioni, spetta a noi socialisti, tutti insieme, aprire una fase
nuova, nella quale ognuno può fare la propria parte con intelligenza e
generosità. Affinché il 2022 che inizia ora, possa chiudersi consegnando al
paese una nuova realtà politica.
L’anno
in cui tutti coloro che sono interessati a costruire un nuovo soggetto
socialista (poi la forma si vedrà) possono stare insieme per dar vita a una
forza di ispirazione socialdemocratica fortemente autonoma. Condizione
preliminare per ritornare a contare ed esistere, senza bisogno di sopravvivere
alle dipendenze di altri. E non si esiste come forza socialista (che mai come
in questo momento trova le sue ragioni nelle storiche radici anticapitaliste
delle origini) se non si fa i socialisti nella società.
Per
questo il 2022, può essere l’anno della svolta, verso un nuovo partito
socialista e socialdemocratico. Un partito insieme “radicale e credibile”,
quindi riconoscibile. Che nasce nei conflitti come ci avevano insegnato una
volta. Un partito socialista che è tale, non perché dice di esserlo, ma perché
lo dimostra concretamente. Capace di impostare e perseguire battaglie di
rottura.
Un
partito del lavoro che sa ricostruire un rapporto solido con il mondo del
lavoro e con il sindacato, partendo dalla considerazione che ancora oggi il
sindacato, al di là delle sacrosante rivendicazioni contrattuali, è ancora
l’unica realtà potenzialmente in grado di contrastare gli attacchi più pesanti
del capitalismo. Così come dal rafforzamento delle organizzazioni sindacali
passa anche la possibilità o meno di vincere battaglie socialiste.
Quindi
un partito del lavoro, in un momento in cui all’aumento della ricchezza
complessiva non corrisponde né una riduzione delle diseguaglianze sociali ed
economiche, né la riduzione dello sfruttamento dei lavoratori. In un paese che
è fanalino di coda in Europa, con una variazione dei salari medi negli ultimi
trent’anni pari a meno 2,9% (unico pase ad avere un tasso negativo), con una
disoccupazione vicina al 10% e una domanda di lavoro che rimane all’1%. Con un
aumento della povertà che quest’anno ha coinvolto 5,6 milioni di italiani, con
l’aumento progressivo dei lavoratori poveri che guadagnano meno del 60% per
cento del valore medio dei salari. E così si può continuare.
Per
questo spetta a noi definire, e portare a compimento entro l’anno, una
piattaforma che sia la risposta più
adeguata alla vera vergogna di questi ultimi trent’anni in cui la sinistra ha
sostanzialmente condiviso tutto ciò che è accaduto. In cui tutto è andato a
vantaggio delle rendite e del capitale, vanificando gli sforzi che erano stati
fatti precedentemente anche con il contributo decisivo dei socialisti. Trent’anni
nei quali l’assenza di una forza socialista ha indebolito il mondo del lavoro,
le classi lavoratrici, il lavoro autonomo e persino le stesse imprese. Nei
quali sono stati rinnegati i principi e doveri del socialismo e le nostre
tradizionali politiche socialiste sono state ridotte all’impotenza.
Una
piattaforma da portare ad un assise
unitaria, che ci consenta di affrontare in condizioni dignitose le prossime
scadenze, anche quelle elettorali. Le amministrative del 2022, le politiche e le
europee del 2024.
Una
piattaforma che rilanci nel paese una politica socialista, con una chiara
dimensione internazionale e che si propone di ricostruire uno Stato come unica
garanzia di uguaglianza e di giustizia.